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La Nuova Scuola è in natura

La nuova scuola noi l’abbiamo pensata all’aria aperta, per donare ai bambini e ai ragazzi orizzonti più ampi e non solo. L’abbiamo pensata all’aria aperta, e poi l’abbiamo costruita, pian piano, per farli sentire ricchi, di bellezza. Abbiamo pensato una scuola che dia libero sfogo al movimento del corpo, che richieda l’esperienza di tutti i sensi, per sentirsi vivi. Perché non dobbiamo mai dimenticarci da dove veniamo. 
E’ proprio con questa domanda che si apre un spot nel quale ci siamo imbattuti tanto tempo fa, e che ci ha colpito: “The Indoor Generation”

Ricordi da dove vieni?

Per millenni ci siamo rintanati per sfuggire ai pericoli e alle intemperie della Natura, fino al punto di sconnetterci completamente da essa. I nostri problemi di salute, i disastri ecologici e la dipendenza da dispositivi elettronici ne sono la prova.  Abbiamo bisogno di ritornare, fare quel passo evolutivo che ci riavvicina consapevolmente a lei. Tutto di noi ce lo chiede: il nostro corpo e la sua salute, la nostra mente, il nostro bisogno di relazioni sociali e, per i romantici come noi, anche il nostro spirito. E’ di vitale importanza. 
Quindi quale posto migliore se non la Scuola per imparare di nuovo a stare con e nella Natura?
Per imparare da essa. 

I bambini poi sono ancora più bisognosi di tutto questo. 

Il Deficit di Natura

l fatto che i bambini vivano attualmente in ambienti chiusi, conducendo una vita sedentaria, collegati alla tecnologia e separati dal mondo naturale, senza praticamente godersi momenti di gioco all’aperto, comporta grandi svantaggi.
Senza contatto con la natura, ai bambini mancano gli stimoli offerti dal contatto con spazi aperti, non possono godere della sensazione di libertà, non sanno come funziona la natura: come cresce una pianta o la nascita di un animale, cioè si stanno perdendo esperienze di vita vitali per l’apprendimento.
Ci sono pediatri, educatori e psicologi che parlano della sindrome o del disturbo per deficit della natura , una malattia che colpisce i bambini che vivono lontano dal contatto con ambienti naturali e che si manifesta sotto forma di obesità, stress, disturbi dell’apprendimento, iperattività, affaticamento cronica o depressione, tra gli altri sintomi. Forse non ne avrai mai sentito parlare, ma il termine è stato nominato per la prima volta nel 2008 da  Richard Louv  nel suo libro “L’ ultimo bambino nel bosco” e ha scatenato un movimento che solleva la necessità di contatto diretto e connessione con l’ambiente naturale.

L'Analfabetismo Naturale

Troppo spesso i più piccoli sono sorpresi che il latte esce dalle mammelle delle mucche e non dal super, che le uova provengano direttamente dal “sedere” della gallina e che le patate crescono sottoterra e non in quelle grandi borse nel negozio … Normale.
Per loro, tutto ciò che hanno messo in bocca ha la stessa origine: il negozio. Inoltre, escono molto meno di prima  e fino a quando non sono abbastanza grandi, sono accompagnati da adulti. La maggior parte vive in aree urbane con molto cemento e poco verde. A cosa porta la congiunzione di questi fattori? Bene, i ragazzi e le ragazze sono nettamente più “analfabeti naturali” dei loro genitori, bambini degli anni ottanta che giocavano molto all’ aperto.

E’ necessario pensarci e prendere provvedimenti.
Il nostro punto di vista e la nostra esperienza, quelli di noi adulti che siamo stati bambini molti decenni fa, non sono il loro punto di vista, la loro esperienza.  

i bambini del Nido nel Bosco di Ostia Antica con la maestra Roberta

L'Educazione Emozionale e le innovazioni in campo pedagogico

E’ fuor di dubbio che compito principale dell’educazione sia quello di tirare fuori il tesoro che ciascun bambino possiede, ma essa deve agire anche per promuovere il benessere e prevenire il disagio, partendo proprio dalla fotografia scattata su quel che succede nella società.  Viviamo in un’epoca in cui dobbiamo necessariamente ragionare su come prevenire alcune derive, assai diffuse, che impediscono all’essere umano di autorealizzarsi. Lo stress , la depressione, i disturbi d’ansia, l’abuso di alcol, droghe e psicofarmaci, la violenza, i suicidi sono situazioni sempre più diffuse nella nostra società ed esse, nella quasi totalità dei casi, dipendono da un diffusissimo analfabetismo emotivo . Per questo motivo consideriamo l’educazione emozionale un’innovazione pedagogica, poiché essa risponde a bisogni tipici di quest’epoca. E badate bene che i disturbi e le derive sopracitate avvengono sempre in più tenera età, segno questo dell’urgenza di un intervento educativo che le prevenga. L’educazione emozionale ha proprio questo scopo, anche se essa non si limita solo a prevenire il disagio ma anche a promuovere il benessere come sottolinea lo psicologo argentino Lucas Malaisi, presidente della preziosa Fundacion Educacion Emocional. Imparare a decodificare i messaggi delle nostre emozioni , ad ascoltare la voce del cuore è una competenza importantissima che ci permette per esempio di incontrare la nostra vocazione. 

Anche la Neuroeducazione gioca un ruolo fondamentale: Il cervello umano è un organo di enorme plasticità, che viene continuamente riorganizzato a livello funzionale e strutturale. Per sfruttare al massimo le sue possibilità tra i più giovani, è essenziale, secondo il neuroeducatore Jesús C. Guillén , che sia i genitori che gli insegnanti si occupino delle questioni emozionali. “Non possiamo separare l’emotivo dal cognitivo, perché tutto è impregnato di emozioni”, dice Guillén. Guillén è anche convinto che “gli studenti imparano meglio quando si sentono protagonisti, e non destinatari passivi, del processo di apprendimento”. “La ricerca mostra semplicemente ciò che i bravi insegnanti già sapevano in anticipo, e cioè che la motivazione è la chiave per un apprendimento migliore”, dice. Per catturare l’attenzione degli studenti e attivare la loro memoria è necessario prima emozionarli. È per questo motivo che l’ascolto, la conoscenza e l’empatia sono verbi fondamentali nello svolgimento dei compiti di qualsiasi insegnante. “Alla fine, l’insegnante deve anche diventare, in un certo senso, uno studente, cioè un analista dei propri metodi”, conclude Guillén.

Una lezione della Primaria in Natura "Piccola Polis" di Ostia Antica

La Festa Internazionale della Pedagogia Viva

Ostia Antica sarà il cuore di un evento internazionale on line che mostrerà al grande pubblico tutte queste preziose possibilità di innovazione che queste discipline stanno offrendo all’educare . 30 delle persone che in tutto il mondo, con maggiore efficacia, stanno trasformando virtuosamente l’educazione animeranno questa due giorni cui hanno già aderito diverse migliaia di persone. Un prezioso segnale di speranza per chi come noi crede in una differente interazione e relazione col pianeta visto che l’educazione in Natura sarà uno degli ambiti che verranno esplorati durante la festa.

Per info e iscrizioni alla festa

www.asilonelbosco.com/wp/festa-internazionale-pedagogia-viva/

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